Una ricerca di forte impatto clinico, pubblicata sul Journal of Microbiology, Immunology and Infection nell’ottobre 2024, ha evidenziato che le tossine del Campylobacter jejuni non riescono ad attivare la loro azione tossica sulle cellule intestinali se si bloccano i recettori delle sostanze glicanti, cioè, in pratica, se si riduce la glicazione.
Il Campylobacter è appunto la causa delle frequenti gastroenteriti “associate al Campylobacter”, ma gli autori descrivono lo stesso tipo di meccanismo anche per Shigella, Escherichia coli ed altri batteri ancora.
Non ci stupisce, perché abbiamo già descritto su queste pagine che riducendo la glicazione si ottiene la riduzione di fenomeni infiammatori, infettivi e allergologici con meccanismi in tutto simili a quelli descritti dagli autori (ad es. nell’articolo “Quell’eccesso di zuccheri che aumenta infiammazione, allergie e infezioni”)
Quindi diventa importante misurare e controllare l’eccesso di glicazione di fronte ad una gastroenterite o ad una perseverante colite severa, come noi da anni facciamo nel centro SMA in cui lavoriamo, e nel quale spesso chiediamo ai nostri pazienti una valutazione del profilo alimentare individuale che comprende anche i livelli di glicazione.
L’esecuzione di un Glyco Medical Report o di un PerMè (tra i test di GEK Lab) evidenzia il proprio profilo personale e permette di comprendere sia i livelli di glicazione sia quali alimenti in quel momento stanno dando fastidio all’organismo (in modo legato alla ripetitività degli stessi).
Questi alimenti e l’eccesso individuale di zuccheri aumentano l’infiammazione e aumentano la permeabilità intestinale, modificando anche l’assorbimento di minerali e vitamine essenziali per la prevenzione.
Una volta evidenziato il proprio profilo alimentare, i gruppi alimentari emersi dal test e gli zuccheri segnalati non vengono eliminati, bensì “devono” essere ridotti per qualche periodo e piano piano reinseriti per recuperare l’amicizia nei loro confronti. Ricordiamo sempre ai nostri pazienti che “nessun cibo è nemico”.
Nel mese di dicembre 2020 è stata infatti pubblicata su Nutrition and Metabolism (London) una ricerca, realizzata dalla Inflammation Society (UK) in collaborazione con GEK Lab e con il gruppo SMA di Milano, che ha messo fine all’era in cui nel caso di colite si proponeva, a casaccio, di togliere il glutine, il latte o qualsiasi altro alimento in modo spesso incongruo.
Scelte inutili e rischiose, che nei percorsi terapeutici del nostro centro abbiamo sempre contrastato e che sono superate oggi dalla guida al recupero di un fisiologico rapporto con il cibo (Cappelletti M et al, Nutr Metab (Lond) (2020) 17:101 https://doi.org/10.1186/s12986-020-00528-x).
Alla luce di questa nuova ricerca, è evidente che oltre alla identificazione degli alimenti più adatti, in caso di enterite o diarrea persistente, anche la valutazione della glicazione permette di agire a supporto della guarigione, consentendo spesso di identificare cause della diarrea che non sono solo batteriche ma anche alimentari, coinvolgendo aree, come quelle degli zuccheri, fino a qualche tempo fa considerate ininfluenti.
Fonte: EUROSALUS