Le ricerche scientifiche documentano in modo sempre più preciso il ruolo degli alimenti nella comparsa di diarrea, colite e di forme di colite anche gravi come nel caso della colite indotta dalle proteine (in inglese FPIES, iniziali di Food Protein-Induced Enterocolitis Syndrome).
Un lavoro pubblicato in Agosto 2024 su The Journal of Allergy and Clinical Immunology: In Practice ha confermato il latte e i latticini come primi responsabili di questa forma di colite, suggerendone il controllo della assunzione come possibile forma di supporto al trattamento.
La ricerca è stata svolta da un gruppo di allergologi pediatri, che hanno rilevato, rispetto al passato, che il latte e l’avena hanno superato il riso mentre tra i cibi responsabili stanno facendo la loro comparsa anche arachidi e uova.
Abbiamo già discusso su Eurosalus, nell’articolo “Sempre più certo il ruolo degli alimenti nel colon irritabile”, la necessità di fare una scelta equilibrata tra tutti gli alimenti presenti nell’alimentazione spiegando che “un po’ di dieta fa bene a tutti” ma che nel lungo periodo, solo una scelta personalizzata, ad esempio attraverso lo studio del proprio profilo alimentare consente una vera guarigione.
In Europa il grande gruppo alimentare del latte e dei latticini è sicuramente rilevante per l’uso frequente che ne viene fatto. Come discusso nell’articolo “Cinesi ed Europei: stessa malattia intestinale causata da gruppi alimentari diversi” l’azione di stimolo della colite non deriva dal cibo in sé ma dalla ripetitività con cui è utilizzato.
Lo stesso riferimento al latte come causa principale del disturbo, sempre in Europa, è stato rimarcato anche per la esofagite eosinofila, diagnosi cui si arriva magari dopo anni di convinzione di avere un “reflusso” che non guarisce con i protettori gastrici.
Infatti, anche se si è ormai capito che la esofagite eosinofila è correlata agli alimenti, come già discusso nell’articolo “Esofagite eosinofila, reflusso e dieta dei 6 alimenti”, si deve richiamare l’articolo pubblicato su Lancet Gastroenterology and Hepatology nel 2023 che confrontava la dieta dei 6 alimenti con la semplice eliminazione di latte e derivati (un solo alimento) in soggetti statunitensi.
La risposta alla dieta verso un solo alimento (il latte) ha portato alla guarigione (anche su base istologica) di circa la metà dei pazienti. A quelli non guariti è stata indicata la dieta dei 6 alimenti che ha portato un altro 25% verso la remissione e a quelli rimasti è stata indicata l’assunzione di cortisone locale con regressione documentata.
Ripeto che il tema legato al latte dipende dalla sua frequenza di assunzione e non certo dal latte in sé. Nessun cibo è nemico, tranne quelli UPF…
La scelta degli alimenti da mettere a dieta (di rotazione e non mai di esclusione) dipende solo da caratteristiche individuali e la dieta può essere solo personalizzata, come noi facciamo da anni nel centro SMA in cui esercito, lavorando sulla colite e sulla sindrome del colon irritabile (IBS) attraverso la diagnosi della infiammazione da alimenti e da glicazione per mezzo del test PerMè; questo ci ha consentito di accompagnare nel tempo la evoluzione scientifica della sua comprensione offrendo ai nostri pazienti un approccio che sempre più si sta rivelando in linea con le ricerche più recenti.
Nella nostra pratica interveniamo con un criterio molto preciso legato alla personalizzazione dietetica e ragionando su cosa manchi all’organismo (ad esempio minerali e vitamine) proprio perché l’infiammazione intestinale facilita il malassorbimento di sostanze invece utili a combatterla.
Nell’ordine quindi, come spiegato nei vari articoli sulla IBS di Eurosalus, serve prima una diagnosi e poi una dieta personalizzata che non sia mai di esclusione per i rischi che comporta. Questo soprattutto quando non ci siano IgE specifiche per gli alimenti, che sono presenti solo in un ridottissimo numero di casi.
Il richiamo importante è quello a una visione che sia sempre sistemica e personalizzata per una guarigione duratura.
Fonte: EUROSALUS