Riceviamo sempre più spesso richieste di informazioni sulle zecche, allego quindi un protocollo serio di prevenzione, unito a tutte le principali informazioni al riguardo.
Nel corso degli ultimi anni la diffusione delle zecche nel territorio alpino è in costante aumento.
In Italia, dalle regioni orientali di Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige, il problema si sta gradualmente spostando verso ovest.
Anche in Valle di Susa, l'ampia concentrazione di animali selvatici e domestici ha favorito la loro espansione, i cambiamenti climatici e l’innalzamento delle temperature, con inverni sempre meno rigidi, ne garantisce un alto tasso di sopravvivenza.
Negli ultimi anni sono stati sempre più frequenti i casi di puntura da zecche per chi frequenta prati e boschi e a questo si aggiunge il rischio di trasmissione degli agenti infettivi attraverso l'immissione di saliva e il rigurgito durante il pasto.
Per questi motivi, a partire dal 2015, l’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie ha deciso di destinare parte delle risorse provenienti dal 5 x1000 per la ricerca scientifica in favore del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università degli studi di Torino che ha avviato uno studio relativo a agenti di zoonosi trasmessi da zecche Ixodidae, con particolare riferimento alla Borrelia burgdorferi.
Chiara Vair e Donatella Pafundi, tesiste tirocinanti del corso di laurea triennale in produzione e gestione degli animali in allevamento e selvatici dell'Università degli Studi di Torino anno accademinco 2015/2016, affiancate dai professori Luca Rossi e Laura Tomassone del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università degli Studi di Torino, hanno condotto una ricerca sull'espansione geografica di zecche appartenenti al genere Ixodes e ricerca biomelocolare di agenti di zoonosi trasmessi da zecche nel Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand, da cui è emersa la necessità di verificare il rischio biologico per la salute rappresentato da tali zecche.
La ricerca rappresenta il primo lavoro dedicato alla presenza di zecche nel Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand e in Alta Valle di Susa su parte del territorio che insiste sui Comuni di Salbertrand, Exilles e Oulx.
Le zecche sono artropodi ematofagi che parassitano numerosi animali selvatici e domestici e occasionalmente l'uomo. Si riproducono deponendo le uova sul terreno e passano attraverso lo stadio di larva e ninfa al soggetto adulto.
Il loro habitat preferito è rappresentato da luoghi ricchi di vegetazione erbosa e arbustiva, con microclima preferibilmente fresco e umido, specialmente in aree collinari e montane. Le aree maggiormente a rischio sono boschi e sottoboschi, parchi e giardini, campi e prati incolti.
Il monitoraggio svolto nel Parco del Gran Bosco ha evidenziano la loro massima diffusione nel sottobosco e luoghi freschi ed ombrosi
La loro attività è massima nel periodo maggio-ottobre, ma già a fine marzo ne è stata rilevata la presenza, dalla bassa valle di Susa a quote sorprendenti, oltre i 1850 m.
Per ridurre significativamente la possibilità di venire a contatto con le zecche, o perlomeno per individuarle rapidamente, è auspicabile camminare su sentieri battuti evitando le zone ricche di cespugli e sottobosco, indossare abiti coprenti di colore chiaro, chiusi ai polsi e alle caviglie e calzature idonee, utilizzare prodotti repellenti per insetti sulla cute e sugli abiti.
Dopo escursioni in luoghi a rischio, si consiglia di ispezionare attentamente tutto il corpo per verificarne l'eventuale presenza.
L'asportazione precoce della zecca è importante per impedire la trasmissione degli agenti infettivi attraverso l'immissione di saliva e il rigurgito durante il pasto.
È possibile asportare la zecca con l'ausilio di una pinzetta tirando leggermente e imprimendo un movimento rotatorio; dopo l'asportazione la zona del morso va disinfettata. Prima dell’estrazione, evitare l'impiego di sostanze oleose, acetone o alcol per non aumentare il rischio di infezioni.
Dopo aver rimosso la zecca è necessario tenere sotto controllo la zona del corpo da cui è stata tolta la zecca, per 30-40 giorni: se compare rossore, gonfiore o altri sintomi RIVOLGERSI AL MEDICO